Quando lo sport incrocia indirettamente l’evasione

Molto scalpore ha suscitato nei mesi scorsi il caso di Uli Hoeness presidente del  Bayern Monaco, già campione della nazionale di calcio tedesca, talentuoso uomo d’affari e stimato manager della finanza.

Uli Hoeness tra il 2003 e il 2010 avrebbe evaso al fisco tedesco quasi 30 milioni di euro. In Germania dal 2008 chi evade le tasse oltre il milione di euro può autodenunciarsi pagando il dovuto con i relativi interessi, in tal modo si evita il carcere. Hoeness, pentito versa il dovuto, ma viene accertato che la somma spettante al fisco tedesco è ben diversa. Il tribunale di Monaco lo processa e viene condannato Il 13 marzo 2014 a 3 anni e 6 mesi di carcere per diversi capi di imputazione per frode fiscale.
Considerata la notorietà del personaggio e il clamore suscitato dal caso Hoeness in Germania, pare che migliaia di evasori si siano autodenunciati negli ultimi mesi,  come da notizie provenienti dal Ministero delle Finanze.

Altro settore dove si annida un grande arcipelago di evasione è rappresentato dalle scommesse clandestine su eventi sportivi. In questi giorni fa da padrone inconsapevole il Mondiale di Calcio, diventato oltre che un fenomeno di costume, un’opportunità di affari illeciti e il calcio-scommesse è in cima alla graduatoria.
Le scommesse clandestine hanno raggiunto fatturati da capogiro, gli scommettitori sono in aumento e la ludopatia è diventata una vera e propria patologia. Apparentemente tutto sembra regolare, si entra nell’agenzia, si scommette sul risultato di quella certa partita, si paga, si ottiene la ricevutina stampata ed in caso di vincita si ripassa per l’incasso. Apparentemente tutto corretto. Tuttavia in realtà non è una ricevitoria autorizzata, ma semplicemente un “Centro trasmissione dati” e ci si trova di fronte non un bookmaker, ma semplicemente un addetto che non fa altro che registrare la scommessa e trasmetterla telematicamente alla sede della società che gestisce le scommesse all’estero, prevalentemente presso uno dei paradisi fiscali dell’Unione Europea.
Ed è così che si materializza una enorme catena di evasione, poiché in realtà queste agenzie non esistono per lo stato italiano e rappresentano una sacca di illegalità che prolifera nell’ombra. Non sono necessarie licenze e autorizzazioni particolari e non sono tenuti al rispetto dei regolamenti che disciplinano la normativa sui giochi. In effetti per aprire una di queste agenzie è sufficiente ottenere la licenza di un internet point o di un call center.
La presenza di queste agenzie sta  rapidamente diffondendo sul territorio italiano, sia nelle grandi realtà urbane che nelle piccole. Il volume d’affari prodotto da questo fenomeno sta raggiungendo cifre impensabili. Essendo soggetti totalmente sconosciuti al fisco l’evasione è praticamente totale. Si stima che raggiunga i 400 milioni di euro!
L’Agenzia delle Entrate è attiva nel far emergere tali fonti di illegalità, ma il percorso è molto complicato e tortuoso, proprio a causa della difficoltà di intercettare queste agenzie che si celano dietro le più disparate attività e anche a causa di lacune legislative.
Pure il Parlamento si sta attivando su questo  fenomeno attraverso interpellanze parlamentari volte a sensibilizzare il Governo per le dovute ed efficaci iniziative, al fine di fornire i mezzi  opportuni per stroncare l’evasione anche in questo settore.
Sono lontani i tempi in cui lo sport era sinonimo di correttezza, lealtà e forniva esempi di personaggi valorosi e virtuosi che erano indicati come esempi alle giovani generazioni. Sono lontani i tempi in cui il Totocalcio era una fonte importante per lo sport italiano. Non ci resta che auspicarci di veder tornare lo sport al centro di un modello di società che intende recuperare i propri valori. Qualche scommessa in meno e qualche medaglia (pulita) in più.

Per approfondimenti:

Evasori (da Il Giornale 27-06-2014)

Evasori (da L’Espresso 03-07-2014)

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