La club house genera ricavi commerciali
Il riconoscimento della natura di associazione sportiva dilettantistica del contribuente e del suo diritto di usufruire delle agevolazioni fiscali previste dalla legge non esclude che il Fisco possa tassare, quali proventi derivanti da attività commerciale, le somme che sono versate dagli associati per prestazioni e attività che esulano dalle finalità istituzionali dell’ente. È questo il principio affermato dalla Ctp Milano 4654/19/2017.
Quotidiano Fisco – Il Sole 24 Ore – 28 agosto 2017
Sport dilettantistico, la club house genera ricavi commerciali
di Marco Nessi e Roberto Torelli
Il riconoscimento della natura di associazione sportiva dilettantistica del contribuente (e del suo diritto di usufruire delle agevolazioni fiscali previste dalla legge) non esclude che il Fisco possa tassare, quali proventi derivanti da attività commerciale, le somme che sono versate dagli associati per prestazioni e attività che esulano dalle finalità istituzionali dell’ente. È questo il principio affermato dalla Ctp Milano 4654/19/2017 (presidente Celletti, relatore Chiametti).
L’ufficio contestava a un’associazione sportiva dilettantistica lo svolgimento di un’attività commerciale (gestione di piscina, area fitness e club house), ulteriore rispetto a quella istituzionale di promozione, pratica, sviluppo e diffusione del golf e del tennis fra i propri associati. In particolare l’associazione, dopo aver acquisito in locazione l’intero complesso sportivo, aveva provveduto a concedere a terzi in comodato l’utilizzo dei locali per adibirli a negozio per la vendita di attrezzature sportive e allo svolgimento dell’attività di ristorazione.
Inoltre, l’ufficio accertava l’esistenza di due diverse tipologie di soci:
il “socio frequentatore” che, previo pagamento di una quota annua, acquisiva il diritto di frequentare le aree del circolo senza dover praticare l’attività sportiva;
il “socio assente”, che acquisiva il medesimo diritto per un periodo di tempo più limitato a fronte del pagamento di una quota annua minore.
Secondo l’ufficio le quote versate dai soci non potevano considerarsi connesse allo svolgimento dell’attività istituzionale e, pertanto dovevano ritenersi imponibili (articolo 148, comma 1, Tuir ). L’amministrazione, inoltre, considerava come commerciali le attività di ristorazione e vendita di attrezzature sportive, in quanto non accessorie o connesse all’attività istituzionale.
L’associazione resisteva in giudizio, sostenendo l’illegittimità della pretesa impositiva, stante il soddisfacimento di tutti i requisiti formali e sostanziali richiesti nell’ambito dell’associazione sportiva dilettantistica. In particolare escludeva la possibilità di considerare quali «ricavi commerciali» i pagamenti delle quote associative e di iscrizione alle gare, nonché le entrate derivanti dalla piscina, area fitness e club house.
La Ctp di Milano, pur confermando la natura di associazione sportiva dilettantistica, respinge il ricorso. Secondo il collegio giudicante, le agevolazioni non possono essere riconosciute in relazione alle attività commerciali eventualmente esercitate dalle associazioni interessate. Nel caso specifico, visto che i soci acquisivano il diritto di utilizzare le aree dell’associazione senza praticare l’attività sportiva del golf e del tennis, le quote versate non potevano essere assimilate a pagamenti effettuati per finalità istituzionali. Da ciò deriva la natura commerciale dei servizi di ristorazione e di gestione di spacci aziendali e, di conseguenza, la legittimità dell’accertamento operato dell’ufficio.