Pensieri sparsi su Giacomo Puccini nell’anno delle celebrazioni sul centenario
Fu compositore amato e odiato. Troppo popolare, troppo innovativo, ma insieme tradizionale, eppure con uno sguardo rivolto alla musica contemporanea d’oltralpe e alle sonorità esotiche. Nei critici dell’epoca generò giudizi spesso opposti per l’impossibilità di poterlo inquadrare in modo univoco. Il pubblico, al contrario, lo amò alla follia, fino all’ultima nota, quel “mi bemolle” nel Turandot, scritto prima di morire. Così come seppe commuoversi per le figure femminili: Mimì, Tosca, Butterfly, Liù, per citarne alcune, in apparenza semplici, ma a ben vedere tanto complesse e capaci di vivere i sentimenti nella loro totalità: dalla dolcezza alla passione, dal dolore al sacrificio. Le celebrazioni del centenario sono l’occasione giusta, si spera, per riscoprire il compositore lucchese. Saranno in tanti ad accorgersi che Puccini fa bene all’anima, con le sue melodie capaci di infondere energia, addolcire e commuovere
Fonte: Italia libera – Giornale digitale di formazione e partecipazione attiva
L’articolo di DIEGO PIROZZOLO – 6 Luglio 2024